Quando Albino ha iniziato le ricerche nella golena io ho finto di non accorgermi ed ho continuato a parlare con Giorgio, Francesco e Manuela. Il giorno prima mi ero avventurato nella golena più per soddisfare le richieste della prostata che per cercare meteoriti. Scelta infelice perché, per avere della privacy, ho dovuto percorrere la golena fino alla sponda del Secchia, tutto su terreno fangoso causa una precedente esondazione.
Albino, che oltre ad essere uno scienziato conclamato è anche un gran camminatore, procede spedito in quel fango stramaledetto e, dopo poco, viene raggiunto da Francois Colas, anche lui incurante del fango ed in più con calzature ed indumenti non adeguati (veramente ammirevole). A questo punto non ho più potuto ignorarli e, a malincuore, sono andato anch’io ad infangarmi. Io, come si usa dire adesso, sono un fanatico delle meteoriti “senza se e senza ma” però quelle due ore passate nella golena hanno messo a dura prova le mie certezze e mi hanno messo fuori uso per il resto della giornata.
Salto il pranzo perché sono troppo infangato per presentarmi al ristorante e, in solitaria, continuo le ricerche lungo un fosso dove continuo a non trovare meteoriti ma mi posso dare una ripulita.
Nel pomeriggio la nebbia si presenta in anticipo e dobbiamo interrompere le ricerche.
La giornata non ha prodotto gran che ma adesso siamo più sicuri che nella zona del ritrovamento non ci siano altre meteoriti.
Lo strewn field è grande e, per le prossime ricerche, ci sono parecchie zone che devono essere battute.
Note finali
Il 7 gennaio, con i recuperanti tornati a casa, io e Nino Creta, il proprietario dell’agriturismo dove alloggio, andiamo ad ispezionare delle serre situate nello strewn field per verificare se ci sono rotture dei teli di copertura che possano essere collegate con la caduta di piccole meteoriti. Nessun risultato
Ormai è ora che anch’io ritorni alla base e, fatto il pieno di tortellini in un pastificio artigianale di Cavezzo, riparto per Feltre.
La prima battuta di ricerche per il recupero della meteorite “CAVEZZO” è stata una esperienza positiva che mi ha fatto imparare parecchie cose e mi ha fatto conoscere molte belle persone e Pimpa, una cagnetta educata e simpaticissima.
L’unica cosa negativa di questa avventura è la conferma che anche nel mondo della Meteoritica ci sono dei loschi figuri (non so come definirli) che, incuranti del valore scientifico di una meteorite appena giunta sulla Terra e monitorata nell’ultimo tratto di volo, non esitano a sborsare un sacco di soldi per dirottarla lontana dai laboratori e inviarla in collezioni private.
Quando sono partito da Cavezzo pensavo che sarei ritornato molte altre volte per fare altre ricerche ma è arrivato il Covid-19 che ha interrotto anche questa attività.
Ci dovrebbero essere ancora altri campioni di “CAVEZZO” sparsi nello strewn field che aspettano di essere recuperati pertanto, quando ritorneremo alla normalità, vedremo di organizzare una importante battuta di ricerca con la supervisione di PRISMA.
Una ultima raccomandazione
Se recuperate una meteorite segnalata da PRISMA, la nostra rete nazionale di sorveglianza dei cieli, questa deve essere consegna all’INAF. Su questo punto ci sono pareri contrastanti perché, per molti, andare a “caccia di meteoriti” o andare a “recuperare meteoriti” è la stessa cosa mentre, come vedremo, le due attività sono molto diverse.
Andare a “caccia di meteoriti” vuol dire molto studio preparatorio per scegliere la zona di ricerca, un considerevole impiego di capitale per attrezzarsi con strumenti idonei per la ricerca e le analisi e, per i “cacciatori” professionisti, spese di viaggio altissime per raggiungere le zone desertiche più promettenti per trovare le meteoriti. I cacciatori di meteoriti sono fondamentali per lo sviluppo della Meteoritica dato che forniscono meteoriti a studiosi e a collezionisti. Per questo servizio devono essere remunerati ed Il valore commerciale delle meteoriti lo decidono loro sulla base del loro lavoro, del capitale investito e della tipologia del campione offerto.
Andare a “recuperare meteoriti”, invece, è recarsi volontariamente in una zona indicata da una Agenzia Nazionale di sorveglianza dei cieli, nel nostro caso PRISMA, per recuperare meteoriti generate da un superbolide che è stato registrato dalle camere della rete e che i tecnici ne hanno definita l’orbita e determinato il luogo di provenienza dallo Spazio. L’unica somiglianza del “recuperante di meteoriti” con il “cacciatore di meteoriti” è che tutti cercano meteoriti però il recuperante, senza impegnare niente di suo tranne il tempo, cerca meteoriti che devono essere consegnate all’autorità competente mentre il cacciatore, che impegna un sacco di tempo e di soldi nella ricerca, può disporne come vuole (naturalmente secondo le leggi del Paese dove sono stati fatti i ritrovamenti).
Le meteoriti, al di là di tutto quanto ci appassiona, sono campioni dei materiali di cui sono composti i Near Earth Objects “NEO”, vale a dire quei Corpi Celesti che orbitano a distanze tali dalla Terra da non escludere la possibilità di un impatto. A seconda delle dimensioni, l’impatto di uno di questi corpi con la Terra può causare danni che vanno da danni locali nella sola zona d’impatto, a catastrofi globali fino a “Game-Over” per tutto.
Negli ultimi 500 milioni di anni sulla Terra sono avvenute almeno 5 estinzioni di massa, con l’annientamento di più del 60% di tutte le specie viventi, causate da impatti e dalle loro concause.
L’impatto con un “NEO” di grosse dimensioni è la catastrofe naturale più devastante che si possa avere sulla Terra però, almeno in teoria, è anche l’unica in cui l’uomo può intervenire per evitarla completamente.
Gli interventi che si possono fare adesso sono solo di mitigazione degli effetti dell’impatto come, esodo di massa della popolazione residente nella prevista zona d’impatto, lo stoccaggio straordinario di viveri per superare la carestia che segue lo sconvolgimento climatico conseguente all’impatto.
Con il censimento ed il monitoraggio dei “NEO” che potrebbero colpire la Terra si sta facendo già della prevenzione però, anche quando il censimento sarà completato, il sapere chi, dove e quando colpirà la Terra non è sufficiente. Per poter programmare un intervento risolutore, come la deviazione o la distruzione dell’oggetto in rotta di collisione con la Terra, è indispensabile conoscerne la struttura.
Dalle meteoriti sappiamo che la struttura dei “NEO” può variare da granulare, poco compatta con peso specifico di 2,1 g/cm³ (residui di comete), a totalmente metallica con peso specifico fino a 8 g/cm³ (nucleo di un asteroide differenziato). Tra queste due strutture estreme ce ne sono molte altre: rocciose fratturate, rocciose via via più compatte e ferro-rocciose.
Per quanto riguarda l’effetto finale dell’impatto non è che conoscere la composizione dell’oggetto impattante ci cambi la vita (più probabilmente il fine vita) però, se vogliamo tentare di deviare o disintegrare il NEO per evitare l’impatto, diventa fondamentale conoscerne la struttura.
Rick Binzel, del MIT (Massachusetts Institute of Tschnology), lo studioso che ha creato la “Scala di Torino”, metodo di classificazione del pericolo d’impatto associato con i “NEO”, spiegando che i dati telescopici per caratterizzare i “NEA” (Near Earth Asteroids) possono essere calibrati dalle meteoriti recuperate dopo averne registrato la caduta, ha affermato: ”..Questa è la nostra prima linea di difesa contro i NEO ”.
Con questa nota spero di aver chiarito perché le meteoriti recuperate secondo le indicazioni di PRISMA devono essere consegnate all’Istituto Italiano di Astrofisica (INAF) ma, per essere sicuro che il messaggio venga recepito, mi rivolgo direttamente a chi sarà coinvolto con il recupero : cittadini volontari e cacciatori di meteoriti.
A tutti i cittadini che hanno a cuore le sorti della Terra e si mobilitano per rallentare il cambiamento climatico, ridurre la plastica, ripulire spiagge, ostacolare i combustibili fossili e tante altre lodevoli iniziative, ricordo che aiutare a recuperare le meteoriti generate da un evento monitorato dalla rete PRISMA non è solo lodevole ma può realmente salvare il Pianeta.
Ai cacciatori di meteoriti voglio invece dire che la loro esperienza di ricercatori sul campo sarebbe preziosissima per il buon esito delle ricerche ma deve essere anche chiaro che, fino a quando non ci saranno campioni sufficienti per soddisfare i fabbisogni dell’INAF, nessun campione potrà essere trattenuto. Poiché ho la fortuna di conoscere molti cacciatori di meteoriti so che questa precisazione non è necessaria comunque, per quelli che mancassero di etica, ricordo che un cacciatore di meteoriti che andasse a procurarsi meteoriti su un nuovo strewn field segnalato da PRISMA farebbe, per restare in tema, la figura del bracconiere cha va cacciare i fagiani nella bandita.
Ed infine una raccomandazione ai collezionisti di meteoriti: ci sono quasi 65000 meteoriti classificate quindi i campioni per costruire una collezione che abbia una importanza scientifica non mancano.
Se volete possedere anche campioni di meteoriti appena cadute tenete presente che è un vezzo molto costoso che porta qualche “ohhh” di meraviglia in più alla vostra collezione senza però aggiungere un equivalente valore scientifico. Se invece cercate di possedere una meteorite recuperata grazie ad una rete di osservazione come PRISMA, siete degli sconsiderati perché, oltre a fare mancare un campione strategico per la salvezza del Pianeta, incentivate anche un gruppo di loschi individui (come quelli che hanno tentato Davide Gaddi) che per denaro sono pronti a privare il mondo scientifico di campioni strategici. In questo malaugurato caso, oltre a portare discredito a tutta la comunità dei collezionisti di meteoriti, fate anche la stessa figura meschina di chi, ai miei tempi, andava a procurarsi l’autoradio da qualche ladruncolo da strapazzo.
Grazie per l’attenzione e a risentirci per il recupero della prossima meteorite che ci segnalerà PRISMA.