Detta così l’ho capita anch’io
Gustav Tschermak spiega il comportamento di un bolide
Gustav Tschermak (1836-1927), professore di Mineralogia e Petrografia all’Università di Vienna e curatore nel periodo 1868-1877 dell’Imperial Mineralogical Cabinet, scrisse vari trattati di Mineralogia e di Petrografia e, tra questi, un manuale di Mineralogia “Lehrbuch der Mineralogie”, fu tradotto dall’Ing. Giuseppe Grattarola e pubblicato a Firenze dai “Successori Le Monnier” nel 1885 con il titolo ”Trattato di Mineralogia”. Fortunatamente l’edizione italiana comprende anche la traduzione di una appendice del manuale dedicata alle meteoriti; sono solo 8 pagine ma ricche di notizie interessanti e molto chiare.
Tra tutte le notizie voglio condividere con voi, parola per parola, quanto è riportato a riguardo dei fenomeni associati ai bolidi che precedono la caduta di meteoriti:
…. Avanti la caduta si mostra di notte un fenomeno di fuoco, durante il giorno una piccola nube. Nell’oscurità si vede la meteora come un globo di fuoco in rapido movimento nel cielo. Dopo qualche tempo, la stessa pare che si fermi; si frantuma sovente con violenta detonazione, la meteora si estingue e dal punto di arresto cade a terra un’unica massa oppure parecchi pezzi.
La velocità che la meteora mostra nel suo entrare in atmosfera, ascende a 4 e più miglia per secondo, che corrisponde quindi a quella con la quale i pianeti si muovono nel sistema solare. Se ne deduce quindi, che le meteoriti originariamente come i pianeti si aggirassero negli spazii celesti, e che quelle che si fanno molto presso alla terra, si congiungano con quest’ultima.
I fenomeni, in mezzo ai quali ciò avviene, si spiegano nel seguente modo. A cagione dell’enorme velocità, con la quale i corpi cosmici penetrano nell’atmosfera, l’aria è fortemente compressa, come nel fucile pneumatico, senza potersi insieme espandere, e diviene perciò infuocata. Il riscaldamento è trasmesso anche sulla superficie delle meteoriti e produce sulle stesse una parziale fusione; di più, l’aria che si espande dopo la compressione, proietta le gocciolette fuse. Perciò si forma intorno alle meteoriti una zona infuocata che è molto più grossa della meteorite stessa.
Dietro alla meteorite che passa si forma uno spazio vuoto di aria, un vacuo che un momento dopo della meteorite si riempie con grande frastuono per mezzo dell’aria che vi entra precipitosamente. Quindi si spiega quel rombo come di tuono che spesso si sente nel principio del fenomeno.
Per la compressione dell’aria è eseguito dalla meteorite un lavoro, e corrispondentemente diminuisce la forza viva di quest’ultima, e infine scema tanto, che il movimento progressivo per l’azione dell’aria compressa è del tutto estinto. La meteorite arriva al punto d’arresto e quindi cade a terra secondo la legge dei gravi. Nel momento dell’arresto, da una parte l’aria compressa sul davanti può ad un tratto espandersi, dall’altra si colma repentinamente il vuoto dietro alla meteorite, dalla qual cosa nasce la violenta detonazione. ….
Il testo originale del Tschermak è del 1881, la traduzione del Grattarola è del 1883 e, nonostante che l’italiano usato adesso sembra un po’antiquato, la spiegazione dei fenomeni che accompagnano un bolide è chiarissima.