METEORITI E NUMISMATICA ANTICA

PARTE PRIMA: METEORITE RAPPRESENTATA SU ANTICHE MONETE ROMANE (Claudio Mariani). Ringraziamo Claudio per l’articolo e  “wildwinds.com” per averci permesso di publicare le foto delle monete. Meteoriti Italia APS.

coins/ric/trajan/_seleukiaPieria_AE20_BMC_36cf.jpg (With permission of wildwinds.com, ex CNG sale, 2001.)
coins/trajan/_seleukiaPieria_AE25_BMC_44.jpg (With permission of wildwinds.com, ex CNG sale, 2001.)

Premessa

Naturalmente gli antichi non chiamavano queste pietre celesti: Meteoriti, termine moderno che deriva da quella parte residua di una Meteora che riesce a sopravvivere all’attraversamento dell’ atmosfera terrestre e quindi ad impattare sulla Terra .

Gli antichi ritenevano queste pietre comunque un dono degli Dei, quindi di conseguenza e forse inconsapevolmente , ammettevano che pietre potessero piovere dal cielo , cosa negata ed anche derisa da molti uomini fino al XIX secolo dell’ era attuale .

Nelle foto in apertura e vengono rappresentate due esempi di antiche monete romane con raffigurata la “pietra nera di Emesa” , Emesa attuale Hims in Siria , la piu’ famosa meteorite della storia antica ; venne molto ben descritta fisicamente dallo storico greco Erodiano che visito’ di persona il tempio in cui era conservata ed adorata la pietra , questa la sua descrizione :
“…….A QUESTO (n.p. IL DIO SOLE A CUI ERA DEDICATO UN TEMPIO AD EMESA CITTA’ DELLA SIRIA) E’ CONSACRATO UN TEMPIO GRANDIOSO ADORNO IN ABBONDANZA DI ORO , ARGENTO E SVARIATE PIETRE PREZIOSE ; IL DIO E’ ONORATO NON SOLO DAGLI INDIGENI , MA ANCHE DA TUTTI I SATRAPI E I RE BARBARI DEI PAESI CIRCOSTANTI , I QUALI FANNO A GARA NELL’ INVIARE OGNI ANNO RICCHISSIMI DONI VOTIVI . MA NON C’E’ ALCUNA STATUA LAVORATA DA MANO D’UOMO , CHE RIPRODUCA , COM’E’ USO PRESSO I GRECI E I ROMANI , L’ IMMAGINE DEL DIO ; VI SI CONSERVA INVECE UNA GRANDE PIETRA , ARROTONDATA INFERIORMENTE , APPUNTITA IN ALTO : IN COMPLESSO HA FORMA CONICA , E LA SUPERFICIE E’ NERA . LA TRADIZIONE AFFERMA CHE ESSA E’ STATA INVIATA DAL CIELO ; VI SI NOTANO PICCOLE SPORGENZE E CAVITA’ E GLI INDIGENI , POICHE’ COSI’ VOGLIONO VEDERE , CREDONO CHE , PUR NON ESSENDO OPERA DI ARTE UMANA , SIA L’IMMAGINE DEL SOLE……”
In base alla descrizione fatta da Erodiano della pietra nera di Emesa , si puo’ ragionevolmente ritenere essere stata una meteorite ed ipotizzare anche di tipo metallica , perche’ negli anni successivi ad Eliogabalo (figura monete e) , al tempo di Uranio Antonino (figura della moneta n° 5) , sembra sia stata incisa nella parte liscia della meteorite , un’ Aquila , cosa altrimenti difficile su una meteorite litoide .
Descrizione delle monete e

: Moneta romana in bronzo di zecca provinciale di Seleukia Pieria situata in Siria , emessa a nome dell’ Imperatore Traiano , italico di origine ma nato in Spagna , carica imperiale rivestita dall’ anno 98 all’ anno della morte 117 . Moneta che reca al rovescio un tempio al cui interno dovrebbe avere conservato la famosa “pietra nera di Emesa” , una probabile , quasi certa , meteorite che fu in seguito trasportata a Roma dall’ Imperatore Eliogabalo .

La moneta cosi’ e’ descritta e classificata : Traiano AE (bronzo) di 20 mm. , emessa a Seleukia Pieria in Siria , legenda in Greco al dritto : AYTOKΡ KAIC NEΡ TΡAIANOC AΡICT ΓEΡM ΔAK , capo laureato rivolto a destra , la legenda al rovescio in Greco : CEΛEVKEΩN ΠEIEΡIAC , in esergo ZEYC KACIOC , dentro il Tempio l’ immagine della pietra sacra di Zeus Kasios . SNGCop 403 .

Moneta simile alla precedente , di 25 mm. , ma dove si nota meglio la forma quasi conica della pietra e in alto vicino al vertice pare di notare una grossa regmaglipte , con protuberanze ai lati della meteorite , mentre al centro sembra liscia , fu molto bravo ed abile l’ antico incisore nel rappresentare in pochi millimetri di spazio le caratteristiche fisiche di una pietra che noi sappiamo essere stata una meteorite .

Molto interessante ed attenta anche la descrizione della pietra fatta da Erodiano che chiama “cavita” le regmaglipti e “sporgenze” le protuberanze presenti nella massa nera , forse metallica .

La pietra di Emesa fa parte delle cosi’ dette : “pietre sacre betiliche” , nome che deriva dal semitico Beth-El che significa : Casa di Dio , che identifica il cielo .

Segue la rappresentazione della pietra di Emesa su altre due monete emesse dalla zecca di Roma , foto e , una in argento e l’ altra in oro , del trasporto trionfale a Roma della “pietra nera di Emesa” avvenuto per volonta’ di Eliogabalo Imperatore romano ma di origine siriana , dall’ anno 218 al 222 , la pietra e’ posta sul cocchio della quadriga e si vede che spunta appena la forma di cuneo , parte terminale della pietra , e’ circondata al centro del cocchio da quattro stendardi o altri simboli , forse ombrelloni .

La legenda del rovescio che gira intorno al carro trionfale dice : SANCT DEO SOLI e in esergo ELAGABAL .

Questa la descrizione sempre dello storico greco Erodiano sopra citato che vide personalmente la cerimonia dell’ arrivo a Roma della “pietra nera di Emesa” :

« …….Un tiro a sei cavalli (n.p. quattro rappresentatati nella moneta per motivi di spazio) trasportava la divinità , cavalli enormi e di un bianco immacolato , con dispendiosi finimenti in oro e ricchi ornamenti . Nessuno teneva le redini , e nessuno era a bordo della biga ; il veicolo era scortato come se il dio stesso (n.p. il Sole) fosse l’auriga . Eliogabalo camminava all’indietro davanti alla biga , rivolto verso il dio e reggendo le redini dei cavalli . Compiva tutto il viaggio in questo modo inverso , guardando in faccia il suo dio ……. »

3°: coins/ric/elagabalus/RIC_0195.jpg (With permission of wildwinds.com)
4°: coins/ric/elagabalus/RIC_0196A-Var.jpg (With permission of wildwinds.com, ex Triton V, Jan 2002)

La pietra nera di Emesa alla morte di Eliogabalo fu nuovamente riportata nella Citta’ di Emesa e ricollocata nel suo primitivo Tempio . Al tempo di Uranio Antonino , (figura moneta n° 5) , un siriano usurpatore all’ Impero al tempo di Alessandro Severo negli anni dal 253 al 254 , venne coniata questa moneta con la pietra di Emesa risistemata nel suo locale tempio e forse in questa occasione nella meteorite venne incisa un ‘ aquila .

Descrizione della moneta in foto :

Uranio Antoninus AE (bronzo) 32 mm. di Emesa , Seleucia , Siria , anno 253 – 254 , legenda al dritto : AVTOK COV – ANT’NINOC CE , capo laureato , drappeggiato e corazzato con busto a destra ; legenda al rovescio : EMIC, KO , tempio esastilo contenente la pietra conica di Elagabal , ornato con un’ aquila di fronte , ombreggiato da due ombrelloni ; frontone ornato di mezzaluna ; EXF nell’ esergo . SGI 4414 .

In questa moneta la meteorite presenta una forma decisamente piu’ conica , ma con meno dettagli originali sulla superficie , tranne la sovrapposta aquila non appartenete alla originale pietra .

5°: coins/ric/uranius_antoninus/_emesa_AE34_BMC_24.jpg (With permission of wildwinds.com, ex Triton V, Jan.2002)

Oltre alla “pietra nera di Emesa” e’ esistita nell’ antichita’ anche un’ altra probabile meteorite conservata anch’ essa in un tempio a lei dedicato a Pessinunte , attuale Ballıhisar in Turchia , ma purtroppo non sono note rappresentazioni di questa meteorite su monete , comunque questo dimostra come gli antichi fossero attenti osservatori del cielo e a qualsiasi cosa cadesse da questo .

Questa la storia della pietra di Pessinunte , da Wikipedia enciclopedia online :

“Il culto di Cibele , o di Candia , la “Magna Mater” dei Romani , fu introdotto a Roma il 4 aprile 204 a. C. quando la pietra nera , di forma conica , simbolo della dea , vi fu trasferita da Pessinunte per scongiurare il pericolo di Annibale , secondo un consiglio che i sacerdoti avevano tratto dai Libri Sibillini e giunta a Roma , venne collocata dapprima sull’ Ara nella Curia del Foro e successivamente in un tempio sul Palatino realizzato nel 191 a. C. nei pressi della casa di Romolo . La pietra nera , detta anche “ago di Cibele”e la pietra bianca , detta “ago di Candia”, costituiva uno dei sette “pignora imperii” (cioè uno degli oggetti sacri che secondo le credenze dei Romani garantivano il potere dell’ impero) . Il tempio bruciò per ben due volte , nel 111 a. C. e nel 3 d. C. , fu ricostruito per l’ ultima volta da Augusto . L’ edificio seguiva un orientamento ben determinato da motivi di culto e lo stile era corinzio a pianta regolare ; all’ interno le pareti erano sostenute da un colonnato”