Mineralientage München, la fiera di Monaco di Baviera

Il nostro socio Ennio ci ha mandato questo interessante ed esaustivo resoconto della sua visita alla 58ª edizione del “The Munich Show- Mineralientage” tenutasi a Monaco di Baviera dal 30 settembre al 3 ottobre 2022.
Ennio, appassionato collezionista di meteoriti, è un po’ severo nel giudicare il poco spazio che la mostra ha dedicato alle meteoriti però dimentica che si tratta di una manifestazione dedicata ai minerali, in Europa è  la più importante del settore, e  che le esposizioni di fossili, rocce e meteoriti sono solo riempitivi per completare l’offerta.
Per un visitatore tipo della Mineralientage di Monaco, l’offerta di meteoriti è sicuramente sufficiente ma, per un collezionista di meteoriti professionale come Ennio (la sua raccolta è una delle collezioni private più importanti in Italia) penso sia veramente difficile trovare qualche cosa di interessante.
Ricordatevi però che la scarsa offerta di meteoriti è solo dettata da logiche di mercato infatti, quando  nel 2014 è stata allestita  la 51ª versione del “Mineralientage”  che aveva per tema le meteoriti, gli organizzatori furono in grado di offrire al visitatore una vasta scelta di materiale meteoritico di straordinaria qualità.
Il libro:  “The Munich Show, Mineralientage Mūnchen, Theme Book Meteorites” pubblicato in occasione di questo evento e che trovate in “Our Library” al N° 86, testimonia la ricchezza e la varietà di quanto era possibile vedere.

Per assecondare la mia smania di turismo ‘meteoritico’ sono stato alla fiera di Monaco di Baviera, la Mineralientage München. A differenza di Ensisheim, era già tornata l’anno scorso, dopo la sospensione per i problemi legati alla pandemia. Quest’anno si è tenuta in concomitanza con l’Oktoberfest, quindi l’occasione era troppo ghiotta… Sassi e birra, avevo grandi aspettative!

All’Oktoberfest ero stato solo una volta, nel 1981. Eravamo un gruppo di rugbisti che avevano ritagliato qualche giorno di vacanza alla preparazione precampionato. Ho ricordi lontani e confusi: boccali ambrati, signorine compiacenti, brezel ricche di sale grosso, comunicazione gestuale, facilitata dall’entusiasmo giovanile.
Quest’anno, nel tendone della birra Schottenhamel il borgomastro Dieter Reiter ha fatto saltare il tappo del primo barile – a martellate, come da tradizione, e al grido di “O’Zapft is!” – due settimane prima del Mineralientage. Il lunedì successivo alla Mineralientage si chiude tutto. Quindi, il mio programma era succinto: partenza venerdì; arrivo e immediato trasferimento al padiglione Velodrom con degustazione di cervogia tedesca; sabato da trascorrere al Mineralientage München con serata dedicata nuovamente al pellegrinaggio da Augustiner, Paulaner e Löwenbräu; domenica rientro a casa, approfittando della mancanza dei mezzi pesanti in autostrada.

 

Così faccio. Lascio Milano nella prima, vera, giornata autunnale. Cade una pioggia diaccia che mi accompagnerà fino all’arrivo. In Svizzera e Austria, le nuvole basse inglobano i boschi che cominciano ad arrugginire. La temperatura è sotto i 10 gradi. In Baviera il clima è più mite. Ovunque ci sono lavori stradali e deviazioni. La segnalazione più diffusa è stau (coda). 

Arrivo con tre ore di ritardo rispetto alle aspettative del mattino… ma conto sull’atmosfera giocosa dell’Oktoberfest per recuperare il buonumore.

 

Infatti giungo alla prima birra con l’entusiasmo a mille. Sedersi qui è come visitare Ellis Park, Twickenham o Eden Park, i templi del rugby! Adesso la comunicazione è meno gestuale di un tempo: decenni di turisti hanno fatto crescere in tutti la confidenza con l’inglese. I mass, i classici boccali bavaresi, corrono veloci. In generale, c’è poca gente. Faccio qualche conoscenza: soprattutto stranieri, pochi münchener. Ci sono meno italiani di quanto mi aspettassi. Molti cinesi. Nessuno sa che qui esiste la più importante fiera europea delle meteoriti.
Eppure dal Theresienwiese – il parco nel centro di Monaco dove si tiene l’Oktoberfest – alla Messe München, la fiera, si arriva in mezz’ora di metropolitana.
Sarà forse a causa dei quarant’anni di disincanto aggiunti alla carta d’identità, ma non ritrovo l’atmosfera che ricordavo. Sono spariti il romanticismo e la goliardia. Sembra un turistificio votato esclusivamente alla mescita. Più scintillante sulle brochure delle agenzie di viaggio che nella realtà. Affollato da rissosi giovinotti in vena di autodistruzione. Triste. Spero che le meteoriti di domani mi restituiscano l’allegria.

Finalmente, vado alla fiera. Grandi viali. Parcheggi enormi. Strutture in acciaio e vetrocemento. Alte grue svettano nel cielo finalmente limpido. Non c’è nulla in costruzione: semplicemente, quest’anno hanno ritardato la fiera dei macchinari per l’edilizia, quindi gli spazi espositivi si sono contratti. Ma, assicurano, l’anno prossimo si recupererà la disposizione originale.
Le meteoriti affogano in un mare di bigiotteria e in un oceano di minerali. I cugini di campagna di famiglie altolocate. Gli intrusi mal sopportati. Lo sfavillio multicolore dei cristalli ruba l’occhio.
Gli espositori ‘meteoritici’ sono solo sei-sette. Qui, affittare un tavolo costa caro! Ci sono un paio di marocchini ‘tedeschi’ e un paio di spagnoli che espongono materiale dozzinale. Un tavolo è ricoperto solo da moldaviti e vetro libico. Nessun italiano. Nessun francese. I russi non si sono presentati; forse per problemi di visto o forse perché il viaggio è diventato carissimo, dovendo transitare da Dubai o Istanbul.

L’unico americano è Michael Farmer che propone campioni piccoli, probabilmente entrati tutti in un unico trolley. Ha degli esemplari della caduta fresca di Rantila, che vende a un prezzo elevato. Farmer ha comprato tutti i campioni disponibili, quindi opera in regime di monopolio! Si tratta di un’aubrite caduta lo scorso 17 agosto in India e ancora in attesa di classificazione ufficiale. Ha una crosta beige, col colore e la compattezza di un gelato alla nocciola  (eh già: non sempre la crosta di fusione è nera!).
Secondo Mike, le piogge monsoniche insistenti che hanno investito la regione renderanno pressochè impossibile il recupero di altre pietre. Racconta: «Two stones fell at approximately 9 pm, one smaller stone of about 300 grams hit a patio in the village of Revel shattering a tile. 10 km away a large stone broke a tree in half cutting a large limb off, shattering the stone. A group of farmers was just a few meters away milking cows and heard the crash. The sky was black with clouds and no light was seen. Only loud explosions and booms were heard in the area. The men heard the tree falling and rushed to the spot, where many large broken meteorite fragments had made small craters in the muddy soil. A crowd gathered and people filmed the chaos, most people took fragments as souvenirs. Torrential flooding occurred from the next morning on totally inundating the strewnfield. Despite one month of searches no other stones were found. The area is soft soil and 100% farmland under heavy tall crops. The soil was already wet and every piece punctured into the soil. Only the pieces immediately recovered were found. The next week was nearly 24/7 rain leaving some areas under several feet of water. Anything else would sadly be buried in the mud and totally lost. 

This is only the 9th Aubrite fall. It is by far the most fluorescent meteorite known, brightly lighting up under long wave UV. This is a unique meteorite. It is heavy on green and purple crystals. Many inclusions I’ve never seen before.»

Sergey Vasiliev è arrivato da Praga e ha, come sempre, belle cose. Propone alcune larghe fette di Laâyoune 002, la lunare trovata quest’anno nel Sahara Occidentale. Espone dei bei campioni di Erg Atouila 001, l’acondrite (albitite) che per il suo colore rosa è chiamata Flamingo Rock. 

Sergey si è trovato a Monaco per caso: il tavolo lo aveva riservato un suo amico russo che all’ultimo momento non è potuto venire. Adesso è malinconicamente seduto fra venditori di malachite e quarzi, mentre sua moglie Lena passa il tempo fra gli spacciatori di bigiotteria.

Fra i visitatori, vedo Francesco Moser e Giovanni Pratesi. Anche Francesco è molto deluso. 
È un pubblico meno competente di quello di Ensisheim. La maggioranza è qui per i minerali. Sono venuti a comprare tormaline, acquamarine e dioptasio. Non sanno nulla di questi brutti sassi bruciacchiati… e tagliati a fette, oltretutto! Passano oltre, indifferenti. Alcuni intrattengono i pochi venditori di meteoriti con mille domande puerili. Ascolto le spiegazioni e mi accorgo che anche gli espositori difettano a volte di competenza. Mi ricordano ciò che mi hanno raccontato ieri sera i miei nuovi amici bavaresi all’Oktoberfest: nel 1950 il sindaco Thomas Wimmer riuscì ad aprire il fusto di birra inaugurale solo dopo 19 martellate; tuttora record negativo! L’unico ricordato. Insomma: studio e preparazione sono fondamentali, sia che si debba vendere meteoriti o aprire un fusto di birra!

L’ambiente era meglio a Ensisheim: più famigliare, entusiasta, competente, concentrato sui sassi extraterrestri, romanticamente polveroso. Qui è tutto più asettico, tecnologico, teutonicamente organizzato. Meno artigianale. Come passare dalle cantine in volta di mattoni del culatello di Zibello agli impianti d’acciaio di un salumificio industriale, anzi: ai wurstel! Qui compri il biglietto d’ingresso su Internet e, se lo fai prima di Ferragosto, ti fanno lo sconto. A Ensisheim bisognava aspettare che arrivasse da casa la signora con la cassa, tenuta in una scatola da scarpe!

In sostanza: mi ha deluso l’Oktoberfest e, ancor di più, mi ha deluso la fiera delle meteoriti… che non è affatto una fiera delle meteoriti! Non tornerò.
Preferisco Ensisheim… a Monaco mi è piaciuta solo la birra! Prosit!