VIAGGIATORI DEL COSMO
METEORITI & Co.

Avevo appena spedito l’ultimo numero del nostro Notiziario (novembre 2017) quando ho ricevuto una mail da Matteo Chinellato che mi avvisava dell’avvenuta inaugurazione, il 2 dicembre a Montebelluna, della mostra:”VIAGGIATORI DEL COSMO. METEORITI & Co.” dove erano esposti anche 200 campioni della sua collezione di meteoriti. Molti di voi conoscono Matteo Chinellato comunque, per i pochi che ancora non lo conoscono, è il primo italiano, non specialista , che si è dedicato a rendere “popolari” le meteoriti.
Prima di Matteo, in Italia, solo gli addetti ai lavori e pochi eletti si interessavano alle meteoriti e, di conseguenza, la maggior parte del nostro patrimonio meteoritico languiva negli scantinati dei Musei e delle Università che lo custodivano e , i pochi campioni esibiti, venivano quasi sempre relegati negli angoli meno frequentati delle sale espositive.
Matteo Chinellato, inoltre, da quando ha iniziato ad interessarsi di meteoriti ha messo insieme una collezione che, a tutt’oggi, per numero di campioni e qualità, è la più importante collezione italiana privata di meteoriti. Pertanto, una mostra che esponga un numero considerevole di campioni della sua collezione, è meritevole di una visita.
Per aiutarci a pubblicizzare l’evento tra i Soci ed i Simpatizzanti di Meteoriti Italia, Matteo ci ha spedito anche la locandina della mostra.

La locandina della mostra: “ Viaggiatori del Cosmo, Meteoriti & Co.” (Città e Museo di Montebelluna)

Mi è stato subito chiaro che, per noi appassionati di meteoriti, si trattava di una mostra imperdibile. Incurante degli impegni che precedono le festività natalizie e agevolato dalla geografia (Feltre dista meno di 40km da Montebelluna), sono andato subito a visitarla per poter anticiparvi parte delle meraviglie che aspettano la vostra visita.
La mostra è ospitata presso il Museo di Storia Naturale e Archeologia di
Montebelluna, Treviso, e rimarrà aperta fino al 28 luglio 2019. La durata straordinariamente lunga è stata voluta per coprire un periodo
ricco di eventi per chi si interessa di cosa avviene nel Cosmo. Tra gli avvenimenti, che si succederanno nel periodo che la mostra rimarrà
aperta, ricordiamo la messa in orbita del satellite “Sentinel” che deve aiutarci a scoprire gli asteroidi potenzialmente pericolosi per la Terra (PHA), le due eccezionali eclissi di Luna e, il 20 luglio 2019, l’anniversario dei 50 anni dal
primo sbarco sulla Luna. Il motivo conduttore della mostra sono i viaggiatori del Cosmo: oggetti naturali quali comete, asteroidi, meteoriti e oggetti artificiali come sonde, satelliti, astronavi.

L’ingresso della mostra. Foto: arch. Meteoriti Italia
Uno dei manifesti della mostra che accoglie i visitatori più giovani.Foto: arch. Meteoriti Italia

La mostra è collocata in un edificio poco lontano dal corpo principale del museo e vi si accede dal cortile.

I giorni e gli orari di apertura sono:
• Da martedì a venerdì: 14:30-17:30
• Sabato e domenica: orario continuato 10:00-18:00
• Lunedì aperto solo per le scolaresche
• Chiuso lunedì, Pasqua, 1 maggio, 2 giugno, 15 agosto, 1 novembre

Durante la settimana la mostra è aperta al mattino solo per le scolaresche.

Il biglietto intero costa € 6,00 ma ci sono varie forme di sconto.

La mostra ha molte postazioni interattive e multimediali che facilitano la spiegazione di concetti complessi e mantengono vivo l’interesse dei visitatori di tutte le età.
In questa mostra è stata data molta attenzione ai giovani, una costante di tutte le mostre allestite dal Museo di Montebelluna, una realtà scientifica meta di visite di moltissime scuole di tutti i livelli.

Purtroppo non è stato realizzato un catalogo , un peccato considerando la qualità del materiale esposto e la durata dell’evento.
É comunque possibile fotografare.
Si entra dalla porta vicino al gazebo con i manifesti della mostra e , sbrigate le procedure con la biglietteria, si accede in una sala, l’anticamera della mostra.
Si viene accolti da un bel campione di “GIBEON”, una siderite, meteorite ferrosa, trovata in Namibia (SWA).

“Gibeon” siderite posta all’ingresso della prima sala della mostra. Foto: arch. Meteoriti Italia. Collezione M. Chinellato.

L’introduzione alla mostra viene completata da due panelli che ci ricordano che l’Universo, con tutto ciò che lo compone, è in continuo movimento e che quindi l’Uomo non può pensare di restare per sempre ancorato alla Terra. Molto corretto il ricordo di Yuri A. Gagarin, il primo viaggiatore spaziale che nel 1961 fu messo in orbita attorno alla Terra. Buona anche la scelta delle due massime luminose sul pavimento. Una è tratta dalla Divina Commedia (Inferno, canto 34° 136-139):
Salimmo su, ei primo ed io secondo,
Tanto ch’io vidi delle cose belle,
Che porta ‘l ciel, per un pertugio tondo:
E quindi uscimmo a riveder le stelle
e, con questi versi del “Padre Dante”, si sottolinea come l’Umanità, da
sempre, sia stata attratta dalle meraviglie dell’Universo.

L’altra massima:
“That’s one small step for a man, one giant leap for mankind” è la frase pronunciata da Neil Armstrong mentre, staccandosi dalla scaletta del modulo lunare dell’Apollo 11, “Eagle”, poggiava, per primo, il piede sulla Luna. Una frase bellissima che segna una svolta fondamentale nella storia dell’Umanità.
Da qui si accede alla prima sala della mostra che tratta le Comete, le grandi viaggiatrici del Cosmo che tanto hanno contribuito alla nostra esistenza ed alle nostre conoscenze dell’Universo. Una metà della sala è occupata da pannelli che spiegano cosa sono le comete, da cosa sono composte e da dove arrivano.
L’altra metà è tutta dedicata alla missione Rosetta che, lanciata il 2 marzo 2004, ha avuto il “rendez-vous” con la cometa 67P/Churyumon-Gerasimenko nel settembre 2016 e ha lanciato il lander ” Philae” che si è ancorato sul nucleo della cometa il 30 settembre 2016. Oltre a dei pannelli che spiegano molto bene i dettagli di questa importantissima missione spaziale, c’è anche un modello del lander “Philae”, un concentrato di tecnologia che, per le sue molteplici funzioni, i curatori della mostra, molto simpaticamente, lo hanno paragonato ad un “coltellino svizzero”. In questa sala c’è anche un campione di “ALLENDE”, una condrite carbonacea (CV3 ), caduta l’8 febbraio 1969 a Chihuahua, Mexico, la cui composizione chimica è molto simile a quella del nucleo delle comete.
Nella sala successiva si continua a parlare di comete, introducendo i concetti di base su come può essersi generata la vita sulla Terra, illustrando varie forme di vita, evidenziando come l’acqua sia indispensabile per avere la vita , spiegando l’attività dell’astrobiologia, illustrando cosa sono gli esopianeti e molto altro. Anche in questa sezione tutto viene spiegato con pannelli chiari ed esaustivi e con l’aiuto di stazioni interattive che facilitano di molto la comprensione di questi difficili concetti. “MURCHISON” una condrite carbonacea (CM2) caduta il 28 settembre 1969 a Victoria in Australia, introduce il visitatore in questa sala.

“MURCHISON” condrite carbonacea (CV2) situata nella seconda sala dove si tratta l’origine della vita. Foto: arch. Meteoriti Italia. Collezione M. Chinellato

La scelta di “MURCHISON”, per introdurci all’ idea che la vita possa venire dallo spazio, non poteva essere più azzeccata. Fin dalla sua caduta, si capì che “MURCHISON” non era una meteorite normale e, fatta le prime analisi, oltre ad un altissimo contenuto di acqua (12%), si trovarono anche parecchi composti organici. Gli studiosi non ebbero esitazioni nel dichiarare che “MURCHISON” proveniva dal nucleo di una cometa e, con analisi più approfondite, scoprirono che erano presenti più di 100 aminoacidi, gli elementi fondanti della vita.
Naturalmente questi dati non sono sufficienti per affermare che la vita viene dallo Spazio, però è anche molto riduttivo definire “sasso” un campione roccioso con così tanti composti organici.

 

Da qui si passa alla terza sala che, per noi meteoritici, è una vera “sala delle meraviglie”.
Si inizia con le spiegazioni delle differenze tra asteroidi e meteoroidi e poi si prosegue su come gli asteroidi vengono studiati e sulla loro provenienza. Tutto è spiegato molto bene con pannelli di alta qualità. Validissimo è l’accostamento di alcuni campioni di meteoriti, tutti provenienti dalla collezione di Matteo Chinellato, con il loro corpo genitore e così, sopra la foto di Marte troviamo “DAR AL GANI 476”, shergottite, un basalto marziano e, sopra la foto della Luna,”NWA 8455”, una breccia feldspatica lunare.

A queste due meteoriti, una provenienti da un pianeta (Marte) e una da un satellite (Luna), seguono queste tre meteoriti:

• “DAR AL GANI 779” howardite

• “DHOFAR 700” diogenite

• “NWA 769” eucrite

provenienti da diverse zone di uno stesso asteroide differenziato: (Vesta?).

Meteorite marziana e meteorite lunare con foto dei corpi genitori. Foto: arch. Meteoriti Italia. “DAR AL GANI 476” e “NWA 8455” meteoriti della collezione M. Chinellato.
Le meteoriti provenienti da un asteroide differenziato (Vesta?). Foto: arch. Meteoriti Italia. Meteoriti collezione M. Chinellato.
Il bellissimo campione di “CAMPO DEL CIELO” che introduce la sezione della mostra dedicata alle meteoriti. Foto: arch. Meteoriti Italia. Collezione M. Chinellato

Proseguendo, si incontrano altri pannelli che spiegano la differenza tra le meteoriti classificate come condriti e quelle classificate come acondriti, e che descrivono la zona di provenienza degli asteroidi.
A questo punto inizia la zona dedicata alle meteoriti. Il primo campione che incontriamo è un pezzo bellissimo di “CAMPO DEL CIELO”, meteorite ferrosa, proveniente da Gran Chaco, Argentina. Ho visto moltissimi campioni di “CAMPO DEL CIELO” ma non ne ho mai visto uno così bello e così pieno di regmagliti. Ho cercato di fotografarlo, ma la foto che ho scattato non rende giustizia al campione.
Alla base della foto noterete una moneta da 2€ che ho messo per darvi una idea delle dimensioni del campione. Un appunto che voglio fare agli ai curatori della mostra è che sui cartellini identificativi dei campioni non hanno indicato il peso. Questo dato magari non interessa ai più però, per chi si interessa di meteoriti, aiuterebbe ad apprezzare meglio i campioni di Matteo.

Meteorite orientata, a forma di scudo, testimonia che il passaggio della fascia atmosferica è avvenuto con un volo regolare. Foto: arch. Meteoriti Italia. Collezione M. Chinellato

Un pannello, che ne descrive le caratteristiche fisiche, introduce la prima vetrina di meteoriti che, in questo caso , sono state scelte proprio per evidenziare queste qualità. Potrete così apprezzare direttamente cosa si intende per peso specifico, crosta di fusione, fratture per raffreddamento, regmagliti, magnetismo, condrule, forma ed altre caratteristiche che ci permettono di distinguere una meteorite da un normale sasso terrestre. Tra gli esempi di forma c’è una meteorite “a scudo”, una forma molto aerodinamica che ci indica come questo particolare campione, durante l’attraversamento della fascia atmosferica, abbia mantenuto una posizione stabile, senza rotazione, giungendo a Terra con un viaggio molto meno accidentato di quello effettuato dalla maggior parte delle meteoriti. Proprio perché parliamo di una mostra che tratta di viaggi nel Cosmo, vi evidenzio questo campione per ricordarvi quanto le meteoriti siano state determinanti nel risolvere uno dei più grossi problemi dei viaggi spaziali: l’attraversamento della fascia atmosferica nel rientro a Terra. Dallo studio delle meteoriti, ed in particolare di quelle che hanno effettuato un volo stabile durante la discesa a Terra (meteoriti orientate), gli scienziati hanno scelto la forma ottimale da dare alle prime navicelle utilizzate per il rientro a Terra degli astronauti: il tronco di cono.

Inoltre, nei primi viaggi spaziali culminati con l’allunaggio celebrato dalla mostra, le navicelle utilizzate per il rientro a Terra erano dotate di uno scudo termico che, comportandosi come le meteoriti, proteggeva gli astronauti dal tremendo calore generato dall’attraversamento della fascia atmosferica. Lo scudo, infatti, era composto da un sufficiente numero di strati di materiali isolanti che, appena raggiungevano la temperatura di fusione, si staccavano in modo da impedire che il calore potesse propagarsi all’interno della navicella.

Una navicella che rientra aTerra. Il peso è di 6t, la velocità è di 11km/sec e la temperatura sullo scudo termico, generata dalla compressione dell’aria, raggiunge i 3000°C. Se non avessimo avuto i dati delle meteoriti, quanto tempo e soldi sarebbero stati necessari per superare queste difficoltà?. Ricostruzione artistica dal blog “Tr@nquillity Base”

Nella seconda, terza e quarta vetrina sono esposte le meteoriti divise per tipo.
Per facilitare la visione, all’interno di ogni vetrina è stato posto un cartello che riporta il numero delle meteoriti esposte, il tipo (con breve descrizione), la disposizione in vetrina , la tipologia dei pezzi ( frammento, fine pezzo, fetta, sezione lucidata) ed i campioni che, secondo i curatori, sono i più curiosi o, comunque, i più degni di nota.
Questa soluzione aiuta il visitatore a districarsi tra un numero notevole di campioni che, in queste tre vetrine, sono troppo numerosi per poterne apprezzare appieno caratteristiche e peculiarità.

La seconda vetrina, ad esempio, dedicata alle condriti, espone ben 45 campioni. Sono presenti condriti ordinarie e, in prima fila, condriti carbonacee. Di tutte queste meteoriti, il suddetto cartello evidenzia solo la splendida sezione lucidata di “ALLENDE”, caduta a Chihuahua, Mexico, 8 febbraio 1969, perché contiene dei “minuscoli diamanti” e “MBALE”, due campioni (un fine pezzo con crosta ed una fetta) di una meteorite caduta in Uganda ,14 agosto 1992, e macinata dai “dottori juju” per farla ingerire ai loro pazienti affetti da AIDS. A un visitatore distratto queste indicazioni possono essere sufficienti anche se avrebbe potuto essere interessato dal sapere che “JILIN” caduta a Jilin, China, 8 marzo 1976, tra i suoi 11 pezzi recuperati, per un peso complessivo di 4t, annovera la meteorite rocciosa più grande finora recuperata: 1775 kg.

Per un visitatore interessato però, evidenziare solo 2 campioni quando ci sono 45 campioni (quasi tutti straordinari) da ammirare, mi sembra troppo poco. Non aver evidenziato, le meteoriti “BARBOTAN” caduta a Barbotan, Francia, 24 luglio 1790 e la “WOLD COTTAGE” caduta a Wold Newton, Inghilterra, 13 dicembre 1795 , per esempio, non solo è riduttivo nei confronti della mostra, ma priva molti visitatori della possibilità di notare due campioni di meteoriti che sono state fondamentali per lo sviluppo dell’Astronomia e la nascita della Meteoritica. La caduta di “BARBOTAN”, pur avendo avuto moltissimi testimoni e certificata da una dichiarazione sottoscritta dal sindaco di Barbottan e da più di 300 cittadini, fu ritenuta dalla “scienza ufficiale della Francia” una bufala, frutto di superstizioni di gente ignorante, perché era impossibile che arrivassero sassi dal Cielo. Cinque anni più tardi, 1795, in Inghilterra, la caduta di “WOLD COTTAGE” ebbe meno testimoni, ma avvenne nelle proprietà di un magistrato, il capitano Edward Tophan . Questi, dopo aver investigato su quanto gli avevano riferito i suoi lavoranti testimoni dell’avvenimento, fece far loro una dichiarazione giurata che la scienza ufficiale di Inghilterra, comunque già più di lunghe vedute di quella francese, non potè ignorare. Finalmente, grazie alla meteorite “WOLD COTTAGE”, ed alla autorità di un magistrato, anche la scienza ufficiale cominciò ad accettare l’idea che sassi potessero arrivare dal Cielo. 
Il capitano Tophan, per sottolineare l’importanza dell’evento, fece erigere un monumento sul punto di caduta della meteorite; il primo monumento, dell’era moderna, dedicato alla caduta di una meteorite.
Nei tempi antichi, sui luoghi di caduta delle meteoriti costruivano templi.

Il monumento eretto sul luogo di caduta di “WOLD COTTAGE”. Photo by Martin Goff dal sito: FALLING ROCKS

La terza vetrina, dedicata alle acondriti, è la più ricca di campioni, 51, provenienti da Marte, dalla Luna, da Vesta e da altri Corpi Celesti che hanno subito un processo di differenziazione come quello subito dalla Terra. Proprio per questo, pur offrendo un campionario straordinario di rarissime meteoriti (tanto per capirsi, sono pochissime le collezioni pubbliche che possono vantare una così elevata varietà di questo tipo di campioni), le meteoriti di questa vetrina rischiano di ricevere scarsa attenzione dal visitatore proprio per la loro somiglianza con le rocce terrestri.
Il cartello che deve guidare il visitatore aiuta poco e, se non è ancora stato corretto, dà le meteoriti marziane al centro e le lunari a DX della vetrina quando, in realtà, al centro ci sono le lunari e, a DX , le marziane. Questo, adesso, dovrebbe già essere stato corretto. Come curiosità il cartello segnala l’età assoluta delle meteoriti marziane presenti : ”solo” 1,2 miliardi di anni contro i 4,6 miliardi delle normali meteoriti. La “giovane età” di queste meteoriti, che adesso sappiamo essere marziane, fu la caratteristica usata per identificarle con l’acronimo SNC (Shergotty, Nakhla, Chassigny) che indica le località in India, Egitto e Francia dove caddero questi frammenti di grossi Corpi Celesti che 1,2 miliardi di anni fa avevano ancora una attività endogena che poteva dar origine a nuove rocce.

Nella vetrina è esposto anche un campione di “NAKHLA” caduta nel delta del Nilo, Egitto, il 28 giugno 1911.
L’altra curiosità segnalata è che, le meteoriti lunari presenti, vengono tutte da località della Luna diverse da quelle campionate dagli astronauti delle missioni Apollo. Detta così, sembra poca cosa, però questa è un altra importante caratteristica che rende le meteoriti insostituibili per conoscere l’esatta composizione dei corpi rocciosi del Sistema solare.

I campioni lunari riportati a Terra dalle missioni Apollo e dalla sonda russa Luna (383kg in totale), rappresentano una campionatura di rocce relativa alle sole aree di allunaggio che, proprio per esigenze tecniche, sono state programmate tutte nelle zone piatte basaltiche dei mari.

I punti di allunaggio delle navicelle Apollo e delle sonde Luna che hanno riportato a Terra campioni del suolo lunare. Foto: nssdc.gsfc.NASA.gov

Nessun campione di roccia delle zone montuose della Luna è stato portato a Terra ed i soli campioni che abbiamo da quelle zone sono giunti a noi come meteoriti.

La quarta vetrina, dal punto di vista estetico, è la più straordinaria.

Ci sono 33 campioni tra meteoriti ferrose e ferro-rocciose. Il cartello di questa vetrina spiega al visitatore che le meteoriti ferro-rocciose si suddividono in mesosideriti e pallasiti e, quest’ultime, con il loro mix di 50% di leghe di Fe-Ni e 50% di cristalli di olivina, una volta tagliate e lucidate, sono senza dubbio le meteoriti più belle.

Tra i campioni degni di nota, i curatori suggeriscono “HOBA”, ferrosa, trovata in Namibia, South Africa, nel 1920 che, con la sua massa di circa 60t, è in assoluto la meteorite più grossa che sia mai stata recuperata.

L’altro campione segnalato è una bella fetta di “ESQUEL”, pallasite, trovata a Chubut, Argentina, nel 1951. Come per le due precedenti vetrine, ritengo giusto aggiungere almeno due altri campioni a quelli segnalati. Voglio però prima precisare che con queste mie intromissioni non intendo criticare i curatori che, secondo me , hanno fatto un ottimo lavoro, ma desidero solo aiutare gli appassionati di meteoriti a non perdersi tra ben 129 campioni esposti in sole 3 vetrine.

Una delle meteoriti che voglio segnalarvi è “CANYON DIABLO”, ferrosa, trovata a Coconino County, Arizona, USA, nel 1891. Questa meteorite è un pezzetto del bolide che circa 50.000 anni fa impattò la Terra dando origine a “Meteor Crater”, o meglio “Barringer Crater”, il più noto cratere d’impatto che si trova nei pressi di Winslow (AZ).

 

“KRASNOYARSK” con l’etichetta originale che certifica che il campione esposto era appartenuto alla collezione del MCSN di Milano. Foto: arch. Meteoriti Italia. Collezione M. Chinellato

L’altra meteorite che non potete mancare è “KRASNOJARSK”, pallasite, trovata nel 1749 in Siberia, Russia. Questa meteorite segna una tappa fondamentale della storia della Meteoritica. I suoi cristalli di olivina immersi in una massa metallica costituita prevalentemente da ferro e nichel attirarono l’attenzione di Peter Simon Pallas , naturalista tedesco che nel 1772 , inviato dalla zarina Caterina II di Russia, si trovava in quelle terre per valutarne le risorse. Il Pallas, esperto di rocce e minerali, si rese subito conto che quella combinazione ferro-roccia era “innaturale” per una roccia terrestre e, pertanto, poteva solo essere arrivata dallo spazio.

Proprio i campioni di “KRASNOJARSK”, portati in Germania dal Pallas, furono il principale argomento del lavoro di E.F. Chladni che segnò l’inizio dello studio della Meteoritica: “Sull’origine della Massa di Ferro Scoperta da Pallas ed Altre Similari a Questa, e su Alcuni Fenomeni Naturali a Loro Relativi” e, giustamente, a queste bellissime meteoriti è stato dato il nome di pallasiti.
Il campione esposto, inoltre, è impreziosito da una etichetta originale con la quale si apprende che, prima di entrare nella collezione di Matteo Chinellato, apparteneva alla collezione del Museo Civico di Storia Naturale di Milano.

La vetrina successiva, la quinta, è tutta dedicata alle meteoriti cadute o trovate in Italia.

Questa vetrina, proprio perché illustra gran parte del patrimonio meteoritico nazionale, è stata strutturata in maniera diversa dalle precedenti e così, grazie ai curatori, per le nostre meteoriti più significative si può leggere anche la storia della caduta e del riconoscimento. Soffermatevi a leggere queste storie perché sono talmente straordinarie che vi verrà voglia di approfondirle.
Tenendo sempre presente che stiamo ammirando campioni provenienti da una collezione privata, c’è da essere più che meravigliati nel trovare campioni di “SIENA”, “ALBARETO” “VIGARANO” e tanti altri difficili da trovare anche nei Musei più qualificati. Alcuni di questi campioni: “BAGNONE”, “ASSISI”, “ORVINIO”, “GIRGENTI”, “COLLESCIPOLI” e “MONTE MILONE”, a maggior garanzia della loro autenticità, sono anche accompagnati dalla etichetta originale del MCSN di Milano da dove provengono. Un altro campione “monstre” (sono a corto di termini per illustrarvi queste meraviglie) è un pezzo di “ALFIANELLO” di ben 231g , con bellissima crosta di fusione e con una etichetta originale dalla quale, per mia ignoranza, non riesco capire la collezione di provenienza ma che, vista la straordinaria qualità del pezzo, non credo sia da una collezione privata.
Sono sicuro che questa sarà una delle vetrine che avrà la maggiore attenzione del pubblico e, proprio per questo, avendo notato alcune imprecisioni nel cartello a lei dedicata, desidero fare alcune precisazioni.
Il numero ufficiale delle meteoriti italiane è di 41, come riportato dal “Meteoritical Bullettino Database” che è lo strumento di riferimento per la catalogazione di tutte le meteoriti. Secondo questo catalogo, le meteoriti cadute o trovate nel Veneto sono 3: “VAGO”, “NOVENTA VICENTINA” e“TESSERA” (meteorite di 51,3g, trovata il 26/2/2000 proprio da Matteo Chinellato)
Le meteoriti: Piave, Mareson di Zoldo, Lido di Venezia e Tessera (campione di 11,85g trovato il 9/9/1999) , anche queste trovate da Matteo Chinellato, non sono state ancora ufficializzate come meteoriti italiane e, a mio parere, fuori posto in questa vetrina. A chi pensa di diventare “cacciatore di meteoriti” voglio far notare che Matteo Chinellato, in poco più di un anno e mezzo, aprile 1999-gennaio 2001, solo in Veneto, è riuscito a trovare ben 5 meteoriti. Non so quante ore di ricerca sul campo siano state necessarie a Matteo per ottenere questo invidiabile risultato comunque una cosa sembra sicura: anche in Italia si possono trovare meteoriti.

“GIRGENTI”, una delle meteoriti italiane esposte nella 5a vetrina, accompagnata dalla etichetta originale del MCSN di Milano. Foto: arch. Meteoriti Italia. Collezione M.Chinellato

Nella vetrina seguente, di dimensioni più ridotte, sono raggruppati 5 campioni di “SIKHOTE-ALIN”, importante meteorite ferrosa caduta in Russia il 12 febbraio 1947 che, con le sue quasi 30t di materiale recuperato e la qualità dei campioni, penso sia la meteorite più presente nelle collezioni pubbliche e private.
A seguire, a conclusione della sezione meteoriti, c’è una vetrina con 9 meteoriti che, o per importanza storica quali “ENSISHEIM” e “L’ AIGLE”, o per curiosità : “PEEKSKILL” e “VALERA” o per l’attualità: “CHELIABINSK”, sono state più o meno importanti per divulgare nel mondo la conoscenza delle meteoriti. La mostra prosegue illustrando gli effetti che si possono registrare all’arrivo sulla Terra di queste straordinarie Viaggiatrici del Cosmo.
Una prima vetrinetta contiene delle sezioni di tronchi di alberi recuperati nella zona di Tunguska, Siberia. Qui, il 30 giugno 1908, si registrò quella che, a memoria d’uomo, è stata la più violenta esplosione naturale avvenuta vicino alla Terra. L’esplosione, che si pensa sia dovuta all’entrata in atmosfera di un pezzo di nucleo di cometa, è avvenuta tra i 5-10km dal suolo generando un onda d’urto che ha distrutto un’area di foresta superiore ai 2000km2 abbattendo 80 milioni di alberi.

Sezioni di tronchi provenienti dalla zona d’impatto di Tunguska. All’interno del cilindro di plexiglass c’è un pezzo di albero, completamente bruciato, proveniente dalla zona d’impatto, ed una sezione di un tronco, completamente essiccato, prelevato nelle vicinanze della zona d’impatto. Foto: arch. Meteoriti Italia. Collezione M. Chinellato e Collezione R. Serra.

A seguire c’è un’altra vetrinetta con 6 campioni di “vetro libico”, meglio conosciuto con l’acronimo “LDSG” (Libyan Desert Silica Glass). Questo vetro, conosciuto anche dagli antichi egizi, è il risultato dell’impatto di un corpo celeste con la sabbia del deserto avvenuto circa 28 milioni di anni fa. L’impatto genera temperatura e pressione che fondono il terreno, in questo caso sabbia estremamente pura con un contenuto di silice attorno al 98%; la massa fusa e viscosa viene scagliata in atmosfera e, ricadendo sulla Terra, si raffredda solidificandosi.

I legni di Tunguska ed i “vetri libici”, facendoci intuire le energie generate dagli impatti sulla Terra di corpi cosmici di una certa consistenza, con diametro inferiore a 1km, ci introducono alla sezione che tratta degli impatti con la Terra di asteroidi con diametro fino a 10 e più km. Questi impatti catastrofici sono responsabili di “Distruzioni di massa”, eventi che, in breve tempo, possono spazzar via fino al 95% di tutte le specie esistenti.

Ampio risalto è dato all’estinzione di massa del K-T, Cretaceo -Terziario che, circa 65 milioni di anni fa, fu responsabile dell’estinzione di quasi il 75% di tutte le specie viventi, dinosauri inclusi.

Proprio studiando questa che è la più recente grande estinzione di massa, gli studiosi Luis e Walter Alvarez e Frank Asaro, nel livello K-T affiorante nella Gola del Bottaccione, Gubbio, PG, trovarono un eccezionale contenuto di Iridio che poteva essere spiegato solo con una provenienza extraterrestre. Da questo indizio, formularono l’ipotesi che l’estinzione fosse dovuta all’impatto di un asteroide con la Terra e, anche se molto contrastati dalla maggior parte dei colleghi, riuscirono a provare la loro teoria con la scoperta del cratere d’impatto di Chicxulub, nel Golfo del Messico vicino alla penisola dello Yucatan. Questa parte della mostra è ricca di stazioni interattive e multimediali e bisogna complimentarsi con i curatori per aver voluto ricordare ai visitatori che, anche se pochi ne parlano, la possibilità di un impatto devastante di un asteroide con la Terra è molto più probabile di quanto siamo abituati a pensare. Tra i contributi multimediali di questa sezione vi segnalo quello dell’INAF, Istituto Nazionale di Astrofisica, che illustra il progetto P.R.I.S.M.A. Prima Rete Italiana per la Sorveglianza di Meteore e Atmosfera. Questo progetto, iniziato a fine 2016, quando sarà completato garantirà, finalmente, il monitoraggio dei nostri cieli.

Le registrazioni delle camere all-sky installate su tutto il territorio nazionale ci permetteranno di determinare il punto di partenza ed il punto di impatto di tutto quanto ci arriva dallo spazio; dati fondamentali per poter mettere in funzione dei sistemi di protezione contro eventuali pericolosi impatti. La visita di questa sala si conclude con la sezione dedicata agli aspetti culturali, cioè su come il Cosmo abbia ispirato l’uomo nell’arte, nella letteratura, nel cinema. Questa sezione è evidenziata da una bella gigantografia della “De sterrennacht” di Vincent van Gogh che ben rappresenta il legame Cosmo-Cultura. Nell’ultima sala, dedicata ai viaggi spaziali, c’è il modello della tuta di un astronauta e ci sono foto e pannelli che trattano della Stazione Spaziale Internazionale, delle esplorazione di Marte e dei viaggi sulla Luna.

In questa parte della mostra c’è la sezione “Spazio-Cinema” che, con filmati scientifici, documentari storici e spezzoni di cinema vuole far vivere al visitatore i momenti straordinari dei nostri primi passi nel Cosmo. L’idea è ottima e auguro agli organizzatori che sia anche efficace. Penso che sarebbe un grandissimo successo se i giovani visitatori riuscissero provare, almeno in parte, quelle emozioni che la gente del mio tempo ha provato seguendo le tappe della corsa allo Spazio iniziata con la messa in orbita della cagnetta Laika, proseguita col volo di Yuri A. Gagarin e raggiunto l’apice con l’allunaggio dell’ Apollo 11 e la passeggiata lunare di Neil Armstrong e Buzz Aldrin.

In questa recensione, preparata per presentare la mostra ad un gruppo di appassionati di meteoriti, ho privilegiato la sezione meteoriti. Ritengo necessario sottolineare questo perché tutta la mostra merita la vostra attenzione. Grazie.

Umberto Repetti (Meteoriti Italia)

Uno scorcio della sala della mostra dedicata alle meteoriti. Foto: arch. Meteoriti Italia